Juliusz Zarębski, Les Roses et Les Épines
Com’è noto, le feste natalizie, nonostante la frenesia e le corse all’ultimo acquisto, ci spingono a fare una lista delle persone care a cui rivolgere un pensiero. Certo, lo si può fare tutto l’anno, ma le festività invernali, rievocando momenti conviviali attorno a caminetti accesi, tavole imbandite o divani confortevoli, creano un’atmosfera particolarmente tenera e i ricordi ci attanagliano per sorprenderci e coccolarci, quando tutto va bene.
A me è bastato un ascolto di qualche giorno fa, per muovere pensieri tenerissimi legati agli esordi della mia vita musicale e questo grazie alla straordinaria interpretazione del M° Marian Mika di un pezzo di Zarębski. In questa esecuzione Mika dettaglia ogni suono e lo caratterizza con il suo tocco dal giusto peso, attraverso una dinamica ricca e un’espressività coinvolgente e sincera.
La ricerca raffinata del suono di questo grande interprete, mi ha solleticato i pensieri, riconducendomi ai bei momenti in cui, da corsista, sedevo intorno ad un tavolo coi miei compagni fino a tarda notte per commentare le esecuzioni dei pezzi presentati in concerto poco prima. Il M° Mika era sempre con noi e, da grande didatta, non si risparmiava aneddoti e racconti avvincenti sui personaggi del mondo della musica classica, donandoci momenti indimenticabili.
Al di là dei miei personali ricordi, colgo l’occasione per condividere con voi l’ascolto di una musica suadente, ricca di pathos, colta e poliforme.
Les Roses et les epines (in 5 movimenti) è un concentrato di lirismo e delicatezza che evoca facilmente la cantabilità di Chopin, ma prelude dichiaratamente alle impalpabili sonorità di Ravel. Seppure non mancano i riferimenti al suo pigmalione Liszt, Zarębski non è certamente privo di personalità musicale e originalità compositiva e questo lo capiamo sin dalle prime battute.
Julius Zarębski, compositore polacco, visse poco più che una manciata di anni nella seconda metà dell’’800 e passando per Vienna e San Pietroburgo approdò a Roma per studiare con Franz Liszt. Quest’ultimo si rese immediatamente disponibile a divulgare le opere del giovane e talentuoso compositore polacco al punto tale da orchestrare il suo Danses Galiciennes e divulgare il più possibile i suoi lavori.
Oltre ad essere un grande virtuoso e ad esibirsi in tutta Europa, Zarębski accolse con entusiasmo la bizzarra invenzione di Edouard Mangeot. I Mangeot dominarono la scena musicale francese a partire dalla fine del 1700 fino ai giorni nostri, come musicisti, pedagoghi, costruttori di strumenti e critici musicali. Edouard, con l’ausilio di suo fratello, e grazie all’idea di un altro polacco, il violinista Wieniawski, decise di costruire un pianoforte con due tastiere disposte a specchio, una specie di doppio strumento di cui il giovane virtuoso polacco si innamorò e sviluppò tutto un repertorio consono su quello che considerava “l’emancipazione di entrambe le mani e l’espansione del loro territorio musicale” e sottolineando la purezza armonica perfetta spesso carente sul normale pianoforte, poiché si trattava di due strumenti indipendenti sotto ogni punto di vista. Zarębski si presentò col doppio pianoforte di Mangeot all’Esposizione universale di Parigi nel 1878 scioccando letteralmente il pubblico. Purtroppo però, non restano tracce di questo repertorio.
“Les Roses et Les Épines” sono il risultato doloroso ed espressivo di una rinuncia importante, quella della carriera di un giovane dal talento sbalorditivo, carriera stroncata prematuramente dalla tubercolosi. Julius si rifugia a Bruxelles dove si dedica esclusivamente all’insegnamento presso il Conservatorio Reale e alla composizione, per poi ritirarsi nel suo paese natale, dove morì a soli 31 anni.
Da ascoltare tutto d’un fiato!
Stefania Salvai 21 Dicembre 2019
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